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        Mathematica per architettura: alcune esperienze
        europee |  
       
     
    Orietta Pedemonte 
    Dipartimento di Scienze per l'Architettura 
    Stradone S. Agostino, 32 - 16123 Genova
    Versione inglese 
    INTRODUZIONE Quale e quanta matematica per architettura?
    Quale insegnamento? Meglio informazioni su tanti argomenti o
    approfondimento di alcuni? Meglio previlegiare un percorso storico-filosofico
    o puntare sugli aspetti applicativi attuali? Questi sono alcuni
    degli interrogativi che si pone chiunque debba affrontare un
    insegnamento di matematica in una facoltà o scuola di
    architettura. Il problema è acuito da una ulteriore domanda:
    cosa si intende per architetto? Fiumi di parole e di carta sono
    stati profusi su questo termine. La normativa CEE 384/85 (v.
    Allegato 1) ha dato indicazioni in
    tal senso, ma i modi per raggiungere gli obiettivi in essa fissati
    sono variamente interpretati ed intesi: il dibattito continua. Cosa si intende per architettura? Quali sono i possibili
    futuri «mestieri» di un laureato in architettura?
    Gli scenari mondiali che si stanno delineando come influiranno?
    E poi ancora, meglio preparare per una professione (che si sta
    rivelando molto varia, da quanto risulta dalle indagini sulle
    occupazioni di lavoro dei laureati) o dare una impostazione metodologico-culturale
    che permetta flessibilità nel futuro? Il
    problema è ulteriormente aggravato dal riordino degli
    studi universitari che è in atto a livello europeo e che
    probabilmente coinvolge anche le facoltà di architettura
    italiane. È da queste osservazioni che
    ha preso spunto la mia indagine sull'insegnamento della matematica
    nelle facoltà o scuole di architettura europee; indagine
    non ancora terminata che, per ora, ha preso in considerazione
    solo alcuni paesi e precisamente Belgio, Francia, Portogallo,
    Spagna e Svizzera. 
    La relazione che segue non intende essere esaustiva, neanche
    per i paesi sopra nominati: è solo frutto di alcune considerazioni,
    sulla base di colloqui con docenti e consultazione di articoli,
    testi, dossier, programmi di insegnamento, libretti dello studente,
    pagine web di alcune delle scuole o facoltà delle nazioni
    sopra citate. Fondamentale è stata la consultazione
    di [4]. 
    BELGIO
  
    La formazione degli architetti,
    avviene sia attraverso gli ISAI, Instituts Superieurs d'Architetture
    Intercommunals (considerati dal 1991, in ottemperanza alla direttiva
    CEE 384/85, «istituti di istruzione superiore di tipo lungo»
    a livello universitario, dipendenti dal Ministero dell'Educazione,
    della Ricerca scientifica e della Formazione) sia attraverso
    le Università Tecniche. 
    Il corso degli studi dura cinque anni, divisi in due cicli. Il
    primo, di due anni, dà diritto al titolo di candidate
    architecte / Kandidaat architect che permette un primo inserimento
    nel mondo del lavoro; il secondo di tre anni conduce al titolo
    di architecte / architect o burgerlijk ingenieur. In tutte le
    scuole di architettura il primo ciclo è costituito in
    maggioranza da materie obbligatorie di base; il secondo è
    finalizzato alla specializzazione e ogni scuola offre diverse
    opzioni. 
    Non vi è numero chiuso ed è sufficiente, per l'iscrizione,
    essere in possesso di un diploma di istruzione secondaria. L'Institut Superieur d'Architecture de la Communité
    Française La Cambre si differenzia dalle altre scuole
    per la sua impostazione meno tecnica ed incentrata sul progetto
    (avvicinandosi in tal modo alle Écoles francesi). Esiste
    comunque nel 1° ciclo un corso di matematica nella cui prima
    parte vengono insegnati elementi di calcolo differenziale, integrali,
    equazioni differenziali. Nella seconda parte vengono considerate
    «le leggi dell'armonia» in modo da mettere in evidenza
    a partire dalla storia della matematica lo stretto legame che
    è esistito tra architettura e matematica, attraverso le
    proporzioni. 
    Sempre nel 1° ciclo vi è un corso di Geometria descrittiva
    ed applicazioni che comprende anche studi di superfici e solidi.
    Grande spazio viene dato all'informatica ed alle sue applicazioni
    essendo previsto un corso nel 1° ciclo e due corsi nel 2°
    ciclo: non sono solo rivolti al disegno, ed alla modellizzazione,
    ma anche allo studio delle proprietà di sistemi complessi. Negli altri ISAI sono previsti, in proporzione variabile,
    moduli di insegnamento di calcolo differenziale ed integrale,
    probabilità e statistica, geometria delle curve e superfici
    - topologia, informatica (per es. all'ISAI Horta per un totale
    di 150 ore e all'ISAI Mons per un totale di 240 ore), geometria
    descrittiva (150 ore o 120 ore). Questi corsi
    sono generalmente localizzati al 1° ciclo, ma a volte si
    hanno moduli di informatica e statistica anche nel 2° ciclo
    (per es. all'ISAI Mons). Nelle Università
    il biennio è normalmente comune al corso di studi di ingegneria.
    Per il triennio vi è l'opzione tra una formazione più
    tecnica ed una più legata all'architettura. L'iscrizione
    non è libera ma occorre superare un esame di ammissione
    in cui sono decisive le prove di matematica, riguardanti trigonometria,
    algebra, analisi, geometria sintetica ed analitica. Per riuscire
    a superare l'esame è di solito necessario un rafforzamento
    di studi matematici nell'ultimo anno della scuola secondaria. Nella formazione dell'architetto da parte delle Università,
    l'insegnamento matematico e informatico è notevolmente
    presente con corsi avanzati anche nel 2° ciclo. 
    FRANCIA La formazione e la ricerca nel campo dell'architettura
    sono di competenza del Ministero della Cultura e della Comunicazione. Il titolo di architetto in Francia viene conseguito
    tramite il «diplome d'architecte diplomé par le
    gouvernament» (DPLG) rilasciato dalle 22 Ecoles d'Architecture
    o tramite il «diplome d'architecte de l'ENSAIS» rilasciato
    dall'Ecole National Superieur d'Architecture di Strasburgo o
    tramite il «diplome d'architecte DESA», rilasciato
    dall'Ecole Speciale d'Architecture di Parigi (privato). Les
    Ecoles d'Architecture provengono dalle Ecoles des Beaux Arts
    ed alcune scuole francesi sono ancora legate al metodo ed al
    tipo di insegnamento di quest'ultime, nel senso che grande sforzo
    viene dato alla formazione artistica dello studente. A
    partire dall'a.a. 98/99 è in atto la riforma degli studi
    che prevede un corso della durata di 6 anni suddivisi in 3 cicli
    di due anni ciascuno. Al termine del secondo ciclo viene conseguito
    un primo diploma DEUG (maitrise) che consente anche un eventuale
    passaggio all'università. La riforma sancisce
    la centralità del progetto architettonico e in minor misura
    (nei primi 2 cicli) urbanistico, sono previsti indirizzi specialistici
    soprattutto nel 3° ciclo tra cui anche informatica per l'architettura
    e l'urbanistica. L'insegnamento è articolato nei primi
    cicli su moduli interdisciplinari ed è basato sulla relazione
    tra «architettura ed i saperi per l'architettura». La situazione francese dell'insegnamento matematico
    è forse la più lontana dalla italiana, fra quelle
    prese in esame. La ragione va cercata nella provenienza delle
    scuole delle Ecoles des Beaux Arts e quindi nell'aver privilegiato
    la formazione artistica dello studente fino a pochi anni fa.
    Si capisce quindi perché l'insegnamento di calcolo differenziale
    e integrale sia ridotto al minimo se non inesistente e sia data
    invece spazio alla geometria descrittiva, proiettiva, allo studio
    di solidi e superfici, alla topologia; al loro utilizzo per studi
    morfogenetici e come base teorica per costruzione di modelli
    nei la boratori (per es. [2], [3]). Esistono corsi
    integrati geometria - informatica - costruzione di modelli, in
    sintonia con il fatto che lo studio del rapporto informatica
    - architettura è argomento centrale di studio in alcuni
    centri di ricerca francesi. Il dibattito su cosa
    si debba insegnare in una scuola di architettura è sempre
    molto vivo [7], ma vi è accordo nel considerare il progetto
    architettonico come centrale e fondamentale l'integrazione tra
    «sapere e saper fare» attraverso ateliers interni
    alle scuole o coordinati, su temi specifici, tra più scuole
    (Grands Ateliers de l'Isle-d'Abeau); però anche in questi
    casi la matematica può dire qualcosa (per es. [2], [5]). Con l'attuazione della nuova riforma anche il progetto
    urbanistico comincia ad essere preso in considerazione e quindi
    in alcune scuole sono stati o stanno per essere attivati moduli
    di statistica e corsi sui sistemi informativi geografici. 
    PORTOGALLO Solo dal 1983 la formazione degli architetti
    non è più affidata alle Accademie di Belle Arti
    ma a facoltà o dipartimenti appositamente istituiti. Ciò nonostante vi è stata una divaricazione
    tra indirizzi tecnico-costruttivi di alcune facoltà e
    artistico-umanistiche di altre. Il dibattito è stato molto
    acceso tanto da arrivare al Comitato Consultivo Europeo: attualmente,
    grazie ad una più equilibrata composizione del piano di
    studi, il conflitto sembra superato. Per iscriversi
    alle facoltà di architettura occorre essere in possesso
    di un diploma di scuola superiore e superare un esame nazionale
    per l'ammissione all'università in specifiche materie
    indicate dalle singole facoltà: in genere per l'architettura
    sono matematica, geometria descrittiva, storia dell'arte. I corsi hanno una durata di 6 anni nelle facoltà
    di Lisbona e Porto e di 5 a Coimbra e nella università
    privata di Lusiada. Non vi è suddivisione in cicli e solo
    al 5° anno sono previste alcune opzioni. 
    SPAGNA Possono esercitare la professione di architetto
    solo coloro che sono in possesso di un diploma universitario
    di grado superiore rilasciato dalle «Escuela Tecnica Superior
    de Arquitectura». Ai corsi a ciclo lungo (della durata
    di cinque anni suddivisi in due cicli) che portano al conseguimento
    del titolo di architetto si affiancano, però, in quasi
    tutte le università, cicli brevi di tre anni per la qualifica
    di «arquitecto tecnico». È
    possibile differenziare la formazione attraverso corsi d'insegnamento
    opzionali corrispondenti in genere al 10% del totale delle ore.
    Il resto è suddiviso tra materie fondamentali ed obbligatorie,
    stabilite dalle direttrici ministeriali, ed altre materie obbligatorie
    stabilite da ciascuna scuola in base alla propria caratterizzazione
    specifica. Le competenze attribuite, in Spagna,
    all'architetto sono decisamente superiori a quelle del modello
    di architetto che risulta dalle direttive europee ed è
    per questo che alcune università rimpiangono la durata
    di 6 anni del corso di studi e comunque continuano ad offrire
    e pretendere una preparazione superiore (anche da un punto di
    vista scientifico) a quella di altri paesi. Per
    poter accedere all'Università occorre, terminata la scuola
    superiore, frequentare un anno di Corso Orientativo Universitario
    (COU) con esame finale (Selectividad): il voto riportato è
    determinante per l'ammissione ad un corso universitario a numero
    chiuso come è quello delle Scuole di Architettura. Per quanto concerne l'insegnamento matematico, la
    situazione è abbastanza simile a quella italiana. Esso
    è presente nel primo ciclo, ma in alcune sedi anche al
    terzo anno. Nelle sedi in cui sono minori i moduli di matematica
    è maggiore il peso di moduli di informatica ed applicazioni,
    con ampio spazio all'impostazione geometrica delle applicazioni. Gli argomenti trattati, in proporzioni variabili,
    sono:calcolo infinitesimale, integrale, equazioni differenziali,
    metodi numerici, problemi di massimo e minimo vincolato, elementi
    di statistica, geometria, algebra lineare, geometria descrittiva.
    Nei moduli di geometria ed algebra vengono a volte trattati i
    sistemi proporzionali applicati all'architettura, le isometrie,
    le tassellazioni. Gli argomenti citati non ci
    sono certamente nuovi: il problema è il grado di approfondimento
    di essi, le connessioni con gli altri corsi di architettura,
    una presentazione accattivante. In tal senso mi sembra interessante
    la formulazione data in [1], testo adottato in alcune sedi. L'allegato 2 è la chiave di impostazione
    del libro. 
    SVIZZERA La situazione svizzera è molto particolare:
    la formazione che viene fornita è di tradizione fortemente
    tecnica. Per la progettazione e costruzione di edifici è
    sufficiente il diploma di scuola tecnica superiore; ma solo coloro
    che hanno conseguito diplomi universitari possono adoperare il
    titolo di architetto. 
    È, comunque, in atto una riforma che cerca di adeguare
    la preparazione professionale di un architetto alla normativa
    CEE 85/384, anche se la Svizzera non fa parte della Comunità
    Europea. In tal senso, per esempio, le Fachhochschulen
    elvetiche stanno modificando il loro sistema di istruzione in
    modo da essere equiparabili alle Fachhochschulen tedesche. Non considerando comunque le scuole tecniche superiori
    (in fase di cambiamento) il diploma di laurea in architettura
    può essere conseguito presso le Università o i
    Politecnici. La durata dei corsi di studi (tranne
    che nell'Università della Svizzera Italiana) è
    di quattro anni divisi in due cicli di due anni con in più
    un anno obbligatorio di tirocinio; al Politecnico di Zurigo (ETH)
    è allo studio l'istituzione di un corso preparatorio di
    un anno su materie fondamentali non contemplate o non sufficientemente
    sviluppate nella scuola secondaria. L'Università
    di Ginevra offre solo il 2° ciclo ed il 1° ciclo deve
    essere frequentato o all'École Polytecnique Féd.
    de Lousanne (EPFL) o all'ETH. Ginevra e Losanna
    hanno cercato di differenziare, nel 2° ciclo, le specializzazioni
    mantenendo, Losanna, una specificazione tecnico-ingegneristica
    (a parte una specializzazione in storia). 
    All'EPFL l'insegnamento matematico viene impartito sia nei due
    semestri del 1° anno, sia nei due semestri del 2° anno,
    con particolare attenzione alla geometria (descrittiva, studio
    di curve e superfici, ma anche proporzioni, sezione aurea, modulor,
    tassellazioni) e teoria dei grafi. 
    Fondamentali sono anche un semestre di informatica e due semestri
    d'»informatique et dessin» preparatori ad un corso
    di «modelisation informatique» del 2° ciclo. Discorso a parte merita l'Università della
    Svizzera Italiana, dove il diploma viene conseguito presso l'Accademia
    istituita nel 1995; l'indirizzo è volutamente più
    umanistico, meno tecnico rispetto agli altri corsi di laurea
    svizzeri, con particolare attenzione alla transdisciplinarietà,
    alla centralità del progetto (termine inteso in senso
    lato), ed alla necessità di trovare un approccio comune
    alle discipline storiche e scientifiche: l'organizzazione è
    particolare [1]. La durata del corso è di 6 anni. Per quanto riguarda l'insegnamento della matematica
    è previsto un corso introduttivo al 1° anno e corsi
    di approfondimento negli anni successivi: La rappresentazione
    delle forme, Forme geometriche per la visualizzazione, Strutture
    matematiche nel progetto architettonico. La matematica, come
    la storia dell'architettura, l'ecologia, le strutture, ecc. viene
    concepita come un'area di studio di un unico sapere che dovrebbe
    «nutrire» quel complesso processo che è il
    progettare: fortissima è la richiesta di transdisciplinarietà. L'esperienza è in corso; il programma è
    stimolante, vale la pena di seguire con attenzione gli sviluppi,
    anche se la situazione logistica dell'Accademia così favorevole
    è per ora difficilmente conseguibile nei nostri Atenei
    creando quindi ulteriori complicazioni all'attivazione di un
    progetto didattico così concepito. 
    Dalle indagini svolte emergono alcune impressioni: 
    - l'esperienza [5] segnala che la geometria descrittiva analizzata
    nel suo sviluppo storico, legato alla stereometria e alla stereotomia
    può essere un buon punto d'incontro tra la storia dell'architettura,
    della matematica, della scienza del costruire, anche in temi
    importanti della conservazione e del restauro. [6] Se unita poi
    alla costruzione dei modelli (per cui il disegno preliminare
    è indispensabile ed una certa abilità geometrica
    è richiesta, essendo la definizione geometrica dell'oggetto
    non banale) può sviluppare le facoltà dello studente
    ed inventare forme. 
    - dovrebbe essere aumentato, come è in molte sedi straniere,
    lo spazio dedicato all'interazione informatica - geometria delle
    forme - architettura e, tenendo conto della forte componente
    urbanistica nel nostro sistema di studi, prevederne uno per i
    sistemi informativi geografici. 
    Importante è far acquisire agli studenti la necessità
    di un uso o, meglio, di un «progetto» d'uso intelligente
    degli strumenti e delle metodologie informatiche. 
    CONCLUSIONI Il problema centrale è sempre: che
    preparazione deve avere un architetto? Mi sento
    di condividere l'opinione, espressa dal direttore dell'Accademia
    di Mendrisio nella presentazione del corso di studi, che il futuro
    architetto deve «saper fare un progetto, ma progetto di
    idee, di spazi, di materia, di forze, di luce, ecc. sempre progetti,
    ma non solo disegni». Progettare è
    però complesso e richiede il saper condurre un'attività
    interdisciplinare, rendersi conto in alcuni casi, dell'insufficienza
    delle proprie conoscenze e saper quindi dialogare con gli esperti.
    Questo non vuol dire demandare all'esperto, come spesso accade,
    la soluzione del problema ma saper partecipare alla soluzione
    di esso: dialogare, appunto. Ed è quindi sulla costruzione
    dei linguaggi che va puntata l'attenzione, evidenziando al massimo
    le possibili connessioni tra il proprio e gli altrui saperi disciplinari,
    utili alla costruzione di un progetto; ma il coinvolgimento deve
    essere complessivo, non solo unilaterale. Problema
    difficile: la strada mi sembra sempre più in salita. 
    
      
        | 
         ALLEGATO 1. Direttiva CEE 85/384
         Secondo la direttiva CEE 85/384, gli studi
        di livello universitario che portano a conseguire questo titolo
        "devono essere equilibratamente ripartiti tra gli aspetti
        teorici e pratici della formazione dell'architetto ed assicurare
        il raggiungimento: 
        1. della capacità di creare progetti
        architettonici che soddisfino le esigenze estetiche e tecniche; 
        2. di una adeguata conoscenza della storia
        e delle teorie dell'architettura, nonché delle arti, tecnologie
        e scienze umane ad essa attinenti; 
        3. di una conoscenza delle belle arti in quanto
        fattori che possono influire sulla qualità della concezione
        architettonica; 
        4. di una adeguata conoscenza in materia urbanistica,
        pianificazione e tecniche applicate nel processo di pianificazione; 
        5. della capacità di cogliere i rapporti
        tra uomo e creazioni architettoniche e tra creazioni architettoniche
        e il loro ambiente, nonché la capacità di cogliere
        la necessità di adeguare fra loro creazioni architettoniche
        e spazi in funzione dei bisogni e della misura dell'uomo; 
        6. della capacità di capire l'importanza
        della professione e delle funzioni dell'architetto nella società,
        in particolare elaborando progetti che tengano conto dei fattori
        sociali; 
        7. della conoscenza di metodi di indagine
        e di preparazione del progetto di costruzione; 
        8. della conoscenza dei problemi di concezione
        strutturale, di costruzione e di ingegneria civile connessi con
        la progettazione degli edifici; 
        9. di una conoscenza adeguata dei problemi
        fisici e delle tecnologie, nonché della funzione degli
        edifici, in modo da renderli intimamente confortevoli e proteggerli
        dai fattori climatici; 
        10. di una capacità tecnica che consenta
        di progettare edifici che rispondano alle esigenze degli utenti
        nei limiti imposti dal fattore costo e dai regolamenti in materia
        di costruzione; 
        11. di una conoscenza adeguata delle industrie,
        organizzazioni, regolamentazioni e procedure necessarie per realizzare
        progetti di edifici e per l'integrazione dei piani nella pianificazione".  |  
       
     
    
      
        | 
         ALLEGATO
        2: La chiave di impostazione del libro L'art de
        calcular en l'arquitectura [1]
         A grans trets, podríem classificar
        els càlculs dels arquitectes en els tipus següents: 
        a) Càlculs constructius 
        Són els càlculs inherents a l'edificació
        en sentit estricte: la representació topogràfica
        del terreny, l'estudi de la mecànica del sòl, fonamentacions,
        moviments de terres, etc. fins arribar a la construcció
        efectiva de l'obra i el seu control de qualitat. 
        b) Càlculs estructurals 
        Són els propis de l'estructura de l'edificació
        i asseguren per sobre de tot la rigidesa de l'obra. En una subtil
        combinació de conceptes de mecànica, resistència
        de materials, equacions diferencials, càlculs de moments,
        torsions, flexions, etc., és possible crear aquesta estructura
        que sovint apareix disimulada i maquillada per altres elements,
        però sense la qual res no romandria dret. 
        c) Càlculs de condicionament i serveis 
        Integrats a l'edifici, hom troba un món complex d'elements
        elèctrics, mecànics, acústics, lumínics,
        calorífics, etc. Cal fer càlculs relatius a la
        integració en la construcció i càlculs sobre
        el funcionament específic dels elements en qüestió.
        Matemàtica, física i enginyeria troben aquí
        un bon camp per fer-hi aportacions. 
        d) Càlculs projectuals 
        El projecto, com a element vertebrador de l'obra, ha de tenir
        en compte necessàriament la integració de totes
        les components i d'axiò deriven sovint càlculs
        específics: pilars, canonades, esteses de cables, envans,
        endolls, ascensors, etc. podrien esdevenir una barreja esperpèntica
        si no hi hagués un disseny global de l'obra. 
        e) Càlculs gràfics 
        Les tècniques d'expressió gràfica contenen,
        de fet, un bon gruix de càlculs que acaben permetent la
        resolució gràfica dels problemes. Marcar un punt
        de fuga, distingir les escales convenients per presentar els
        diferents elements o fer palesa la forma d'una volta o d'una
        escala de cargol pressuposen un joc geomètric fi, no mancat
        ni de mesura ni d'altres components matemàtiques. 
        f) Càlculs legals 
        Les obres són realitzades en un lloc precís tenint
        en compte una normativa legal que en fixa limitacions molt diverses.
        Calcular fondàries edificables, alçàries,
        patis de llum, ventilacions mínimes, plans d'evacuació,
        resistències al foc, etc. són problemes difícils
        de resoldre, però inexcusables. 
        g) Càlcils de planificació 
        La realització efectiva d'un projecte sempre porta aparellada
        una bona planificació respecte dels diferents equips i
        professionals que hi intervenen, una regulació temporal
        imprescindible, i un càlcul econòmic acurat que
        faci l'obra viable i, si pot ser, rendible (!). Organigrames,
        grafs, sistemes d'organització, càlculs financers,
        càlculs actuarials, etc., són el nostre pa de cada
        dia; i càlculs d'assegurances per allò del «per
        si de cas».  |  
       
     
    BIBLIOGRAPHY [1] Claudi ALSINA i CATALÀ, L'art de calcular
    en l'arquitectura, Edicions UPC, Universitat Politecnica
    de Catalunya, 1993. [2] Jean-Marie DELARUE, "Structures
    gonflables", Bilan de l'Atelier à l'Isle d'Abeau
    en octobre 1997, EAPV Bulletin d'information de l'Ecole d'Architecture
    Paris-Villemin, n. 29, 1998. [3] Jean-Marie
    DELARUE, Morphogénèse, Paris, UPA, n. 1. [4] Roberto MASIERO, Michela MAGUOLO e Vittoria POLESE,
    (editors), Architetti in Europa. Formazione e professione,
    Dossier di una ricerca finanziata dal "Jacques Delors Research
    Grant within the European Culture", dell'Accademia di Yuste
    con il sostegno della Comm. Europea (in corso di stampa). [5] Joël SAKAROVITCH, "Architecture et
    représentation. Géométrie descriptives et
    Stéréotomie", EAPV, Bulletin d'information
    de l'Ecole d'Architecture Paris-Villemin, n. 29, 1998. [6] Joël SAKAROVITCH, Épures d'architecture,
    Birkhäuser Verlag, 1998. [7] Jean-Louis VIOLEAU
    (ed.), Quel enseignement pour l'architecture?, Editions
    Recherches - École d'architecture Paris-Belleville, 1999. 
    RELATED SITES
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    ABOUT THE AUTHOR Orietta
    Pedemonte, professore associato, insegna matematica presso
    la Facoltà di Architettura dell'Università di Genova
    ed alla Scuola di Specializzazione in Restauro dei Monumenti.
    I suoi interessi di ricerca sono stati in passato legati alla
    functional analysis, mentre attualmente sono rivolti a)allo studio
    dei legami tra matematica, arte, architettura nel loro sviluppo
    storico; b) metodi matematici in urbanistica e geographical information
    systems. Si occupa inoltre di ricerca didattica ed educativa.
    E' membro della Commissione italiana dell'Unesco. 
    
      
        
         The correct citation for
        this article is: Orietta
        Pedemonte, "Mathematica per architettura: alcune esperienze
        europee", Nexus Network Journal, vol. 3, no. 1 (Winter
        2001), http://www.nexusjournal.com/Didactics-Pedemonte-it.html | 
       
     
     
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